La Lectio divina
di Claudio Duca
Introduzione
Due discepoli, disorientati e forse delusi, si allontanano da Gerusalemme. Gesù il crocifisso risorto, si fece loro compagno di viaggio e cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui (Lc 24,27). Il racconto di Emmaus propone ai cristiani la via per incontrare e conoscere la Parola di Dio. Gesù, il Signore vivente, è il maestro che introduce nel mistero della Parola, l’interlocutore diretto di chi apre il Libro santo. Oggi come ieri, egli ci incontra sulla strada della vita; noi, non di rado, siamo scettici e scoraggiati, ma con la forza del suo Spirito e il gesto di amore della frazione del pane egli interpella, converte, infonde gioia, suscita ardore. Gesù sparì dagli occhi dei due discepoli, eppure essi erano felici: egli era ormai dentro il loro cuore. E, grazie alla Parola che li animava, diventarono messaggeri della sua risurrezione presso i fratelli.[1]
La presente pubblicazione ha l’obbiettivo di essere un semplice sussidio per chi vuole incontrarsi con il libro della Parola di Dio attraverso la Lectio Divina che, come si vedrà, è un modo privilegiato per incontrare Dio e per avere una maggiore consapevolezza del suo disegno di salvezza sulla vita di ciascuno di noi.
Che cos’è la Lectio?
La lectio divina è un modo di leggere la parola di Dio presente nella Chiesa fin dai primi secoli. Storicamente troviamo la prima menzione di essa in Origene,[2] ed è stata conservata fino ad oggi quasi esclusivamente dai monaci.
Il Concilio Vaticano II, nella Costituzione dogmatica sulla Rivelazione “Dei Verbum” al n. 25 ha esortato i fedeli ad accostarsi volentieri al sacro testo, sia per mezzo della Sacra liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo di altre iniziative adatte a tale scopo e di altri sussidi, che con l’approvazione e a cura dei pastori della chiesa lodevolmente oggi si diffondono ovunque. Si ricordino però che la lettura della Sacra Scrittura deve essere accompagnata dalla preghiera, affinché possa svolgersi il colloquio tra Dio e l’uomo; poiché quando preghiamo, parliamo con Lui; Lui ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini”.[3]
La lectio divina consiste in un itinerario di lettura (lectio) di una pagina biblica (divina), che comporta alcuni passi da fare con ordine, affinché si attui un incontro trasformante con la Parola di Dio.[4] “Nasce così la Lectio divina che riceve con attenzione e riverenza le parole e i gesti del Figlio (lectio), in essi ricerca il messaggio perenne che viene dal silenzio del Padre (meditatio) e si offre all’azione dello Spirito per entrare nel cuore della Trinità (contemplatio) e imparare a vivere e a scegliere secondo Gesù Cristo, Parola del Padre, Unto dallo Spirito (actio)”5.[5]
Qual è l’atteggiamento da avere?
Si tratta di un esercizio dello Spirito che presuppone tre atteggiamenti di fondo, che già gli ebrei indicavano come indispensabili per una lettura fruttuosa.
E’ innanzitutto necessaria l’umiltà interiore, propria del povero di spirito, di chi sa che vive non di solo pane e si pone in un atteggiamento radicalmente recettivo nei confronti della Parola. Dice Agostino d’Ippona: “C’è bisogno di diventare miti nella pietà e di non contrapporci alla Divina Scrittura sia quando abbiamo compreso che colpisce alcuni nostri vizi, sia quando noi abbiamo compreso, riconoscendoci capaci d’intendere e d’insegnare meglio: dobbiamo piuttosto pensare e credere che tutto ciò che vi si trova scritto anche se in forma latente, è preferibile e più vero di quel che noi da soli riusciamo a sapere (umiltà)”.[6]
Il secondo atteggiamento è l’assiduità che porta alla familiarità con il mondo biblico e permette di entrare in sintonia con la Parola di Dio. E’ importante per questo aspetto avere il coraggio di non porre nessun ostacolo infatti “nessun cristiano, che abbia un minimo di cultura e che voglia fare un serio cammino interiore dica di non avere tempo. Si può non avere tempo per leggere il giornale, per vedere la televisione, per sorseggiare un aperitivo, per seguire le competizioni sportive: ma non si può non trovare il tempo per alcuni minuti (all’inizio ne bastano dieci) di lectio divina la sera prima di addormentarsi, la mattina prima di iniziare il lavoro, durante una breve pausa a metà giornata. Se uno si assicura questi tre tempi e li collega l’uno all’altro con il filo rosso della memoria orante del vangelo del giorno o della domenica successiva, potrà anche essere super occupato, ma non cederà a nessuno questi momenti di necessario nutrimento dello spirito”.[7]
Infine è necessaria la pazienza. La Bibbia infatti resiste al nostro modo nervoso di porre le questioni da occidentali frettolosi razionalisti, schiavi dell’efficientismo. Resiste un po’ a motivo dell’indole orientale degli scritti che la compongono, che girano e girano intorno alle cose, ma soprattutto a motivo del mistero in essi presenti. Non è possibile usare la Bibbia come prontuario, né come il telefono amico che offre servizi di rapido intervento. Il dialogo con la Bibbia, soprattutto nella forma della preghiera, ha i tempi della lunga familiarità”.[8]
I tre atteggiamenti che sono stati descritti portano ad una sfida con noi stessi, con la mentalità nella quale viviamo che tende a separare l’esperienza spirituale da quella del vivere concreto. Vivere la Lectio significa rimettere in discussione questo principio assodato nella nostra mente in modo, purtroppo, inconsapevole. E’ importante allora sentirsi coinvolti in un’esperienza in cui l’attenzione spirituale è il luogo dove scaturisce quel coraggio per vivere ed agire secondo la Verità del Cristo che si è incarnato e ha donato la sua vita perché l’essere umano ritrovi il suo essere creatura e figlio di Dio Padre.
Per questo la Lectio divina, anche se nella sua struttura originaria è molto semplice, tende a coinvolgere l’essere umano con tutte le sue facoltà non solo come individuo ma come persona in relazione con Dio, con se stesso e con il mondo che lo circonda.
Quali sono i momenti tipici della Lectio?
Illustriamo ora i passi tradizionali mediante i quali esercitare la Lectio Divina. E’ necessario dire che, originariamente, i momenti della Lectio Divina erano principalmente quattro ed è a questi che intendiamo fare riferimento. Guigo II,[9] riguardo a come si deve pregare, diceva: “La lettura è come portare alla bocca cibo solido, la meditazione mastica e tritura, l’orazione gusta il sapore, la contemplazione è la stessa dolcezza che allieta e rifocilla”. Al nostro percorso aggiungeremo due momenti la collatio e la actio in quanto rappresentano il primo la possibilità di condividere i frutti della Lectio se fatta insieme ad altre persone, il secondo delinea il modo di vivere quanto l’incontro con la Parola ha determinato in noi stessi.
La lettura (lectio)
Prima di iniziare la lettura del testo è necessario invocare il Signore e il suo Spirito di sapienza che ci guidi alla comprensione vitale del testo che si vuole leggere. Senza la fiducia che è lo Spirito Santo che ci guida in questo processo esistenziale, che ha come suo fine la conversione del cuore, rimaniamo chiusi nel nostro mondo e non ci apriamo all’iniziativa salvifica del Signore.
Dopo l’invocazione dello Spirito si legge il testo. E’ utile leggere il brano scelto lentamente, con attenzione, così da metterne in rilievo gli elementi più importanti. E’ utile leggerli con la matita in mano sottolineando le parole chiavi, azioni, soggetti, verbi. Riguardo a questo è importante non usare la Bibbia come un prontuario ma leggerla nella sua completezza ricordando che questa è stata scritta più di 2000 anni fa e per questo può risultare difficile o incomprensibile: “allora proviamo davvero a leggere questo libro come se mancasse qualcosa, o meglio, come se qualcosa non fosse lì pronto ad aspettare i nostri occhi pigri, ma chiedesse di essere cercato fra le righe, là dove a prima vista sembra non ci sia nulla. In effetti è proprio così: a ben guardare, nella Bibbia non manca proprio nulla, ma bisogna avere la pazienza e il desiderio di imparare a leggere tra le righe, di non fermarsi dopo il punto”.[10] Oltre a questo impegno è bene sapere che sono a disposizione commenti esegetici appropriati che, se da una parte ci aprono ai misteri della Scrittura dall’altra ci ricordano quanto il mistero stesso di Dio è sempre presente in essa e che non è possibile all’uomo impossessarsene. La Lectio presuppone un ascolto cordiale e non prevenuto, come quando si incontra una persona che sappiamo ha una parola importante per la nostra vita.
E’ importante non scegliere i testi a caso o secondo il nostro desiderio, ma leggere un libro biblico dall’inizio alla fine oppure seguire le letture liturgiche delle Messe quotidiane o festive. L’obbedienza a una scelta fatta da altri, autore biblico o liturgista, ci aiuta ancora una volta a non considerarci padroni del mistero di Dio: esso ci è affidato dallo Spirito per la nostra salvezza.
La meditazione (meditatio)
La meditazione ha come fine la assimilazione del testo nel proprio cuore attraverso la memorizzazione[11] del passo biblico e la riflessione per comprenderne il messaggio principale. E’ utile in questo momento passare dall’analisi personale del testo alla riflessione sui valori emersi dal testo e confrontarli con i propri atteggiamenti, con il proprio modo di pensare. Ad esempio: “la paura degli Apostoli mi fa riflettere sulla mia; le resistenze di Pietro sono lo specchio delle mie; il coraggio e la costanza di Gesù mi rivelano un modo diverso di vivere la vita di tutti i giorni”.[12]
La meditazione è un tempo in cui, riflettendo sul testo così come è scritto e confrontandolo (scrutatio) con altri testi della Scrittura che hanno attinenza con quello scelto (si possono utilizzare a questo scopo i rimandi a lato della versione scelta), si cerca di far sì che il pane della Parola venga assimilato,[13] interiorizzato.
La preghiera (oratio)
Questo tempo è dedicato al colloquio con il Signore che ci ha parlato attraverso il testo letto e meditato. “Il colloquio si fa parlando veramente, come un amico parla all’amico, o un servo al suo Signore: ora chiedendo qualche favore, ora accusandosi per qualche manchevolezza, ora comunicando le proprie cose e chiedendo consigli ad esse” (S.Ignazio di Loyola). La preghiera in questo momento si esprime in diverse direzioni: lode, ringraziamento, richiesta di perdono, supplica, intercessione per la mia comunità ecc.
La contemplazione (contemplatio)
La contemplazione è il frutto normale della preghiera, a condizione che non si prenda il termine “contemplazione” nel senso restrittivo di grazie mistiche straordinarie. Questa, la contemplazione, non è il frutto di uno sforzo particolare della persona ma è dono dello Spirito Santo. Esiste infatti una contemplazione che è alla portata di tutti e che è il normale coronamento di un cristianesimo preso sul serio. La contemplazione avviene ogni volta che, con la lampada della Parola di Dio (Sal 119 [118],105), si coglie il piano sapienziale di Dio nel suo insieme o sotto qualche aspetto particolare. Questo consiste nel vedere la storia dell’uomo così come lo guarda Dio, secondo la sua intenzione e il suo amore, la sua misericordia e la sua giustizia.
La condivisione (collatio)[14]
Se la lettura si svolge in un piccolo gruppo, è opportuno dedicare un tempo adeguato in cui chi lo desidera può comunicare sobriamente i frutti della sua lettura-meditazione- preghiera-contemplazione. Non è un momento di dibattito, ma di sereno e accogliente ascolto di quanto il Signore ha comunicato ai fratelli.
La conversione della vita (actio)
La contemplazione del mistero di Dio, contrariamente a ciò che si pensa di solito, è la ragione più profonda del dedicarsi al prossimo. Contemplare il Signore vuol dire riconoscere che Egli ci manda e ci comanda di amare come Lui ci ha amato. La preghiera autentica è quella che dispone ciascuno di noi al servizio degli altri. La pietra di paragone dell’autenticità della preghiera è la franca e chiara messa a disposizione della nostra vita per tutti coloro che hanno bisogno di noi, a partire da quelli più vicini a noi: familiari, amici, colleghi di lavoro, di quartiere, ecc. La preghiera è una appropriazione di noi stessi per il servizio degli altri.
E’ utile scegliere per questo un impegno concreto e verificabile a partire da quando la lettura della Parola suggerisce per la nostra vita: cambio di atteggiamento, di mentalità.
Così l’incontro con la Parola di Dio: “è autentico soltanto se investe l’esistenza, la trasforma progressivamente dall’interno, incide sulle opzioni di fondo e sul concreto stile di vita”. [15]
Conclusione
La lectio Divina può essere compresa come un corpo a corpo con la Sacra Scrittura che ha due facce: da una parte è simile al rapporto di conoscenza sponsale tra marito e moglie di cui il Cantico dei Cantici ne è una espressione significativa ed indica l’unione con il Signore; d’altra parte è simile alla lotta notturna di Giacobbe con l’angelo al torrente di Iabbok (Gn 32,23-33) in cui l’uomo esce ferito nel proprio corpo, ma col nome cambiato per una vita rinnovata dall’incontro con il Signore e significa la forza purificatrice dell’incontro con Dio.
Breve bibliografia
Documenti
Una edizione della Sacra Bibbia che contenga l’ultima traduzione della CEI del 2008. (Bibbia di Gerusalemme, Bibbia TOB)
Messalini liturgici feriali e festivi.
Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum, 1965.
Bendetto XVI, Esortazione Apostolica post-sinodale Verbum Domini, Libreria Editrice Vaticana 2010.
Pontificia Commissione Biblica, L’interpretazione della Bibbia nella Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 1993.
-, Ispirazione e verità nella Sacra Scrittura, Libreria Editrice Vaticana 2014.
Commissione Episcopale per la Dottrina della fede e la catechesi, La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata. La Bibbia nella vita della Chiesa, Edizioni Paoline 1996.
Studi
Baroffio Bonifacio, La “Lectio Divina”: tradizione e attualità, Milano 1981.
Bianchi Enzo, Dall’ascolto della Parola alla predicazione, Qiqajion 1983 (dattiloscritto).
-, Pregare la Parola. Introduzione alla Lectio Divina, Gribaudi, 1990.
Bosetti Elena, Luca, il cammino dell’evangelizzazione, Bologna, Dehoniane 1995.
Bruni Giancarlo, Rallegrati Maria, Edizioni Paoline 1987.
Gargano Innocenzo, “Lectio Divina”su il Vangelo di Luca, Bologna, Dehoniane 2010.[16]
Martini Carlo Maria, Perché Gesù parlava in parabole, Bologna, Dehoniane-EMI 1985.
Oury Dom Gui – Marie, Cercare Dio nella sua parola. La lectio Divina, Edizioni Paoline 1987.
Pacomio Luciano, Lectio Divina, Piemme 1986.
Piga Salvatore, Lampada per i miei passi. Introduzione alla Lectio Divina, Editore Art 2012.
Teani Maurizio, Tornare alla Bibbia, in La Civiltà Cattolica 12(1997), 562-573.
Note
[1] Cf Commissione Episcopale per la dottrina della fede e della catechesi, La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata. La Bibbia nella vita della Chiesa, Edizioni Paoline 1996, 5.
[2] Origene, Omelia 12 in Ex., Patrologia Greca 9,13: “Che cosa significa, dunque, convertirsi? E’ volgere le spalle a tutte le realtà terrene e darsi alla Parola di Dio con lo studio, l’azione, il cuore, la sollecitudine; è meditare la Legge di Dio giorno e notte (Sal 1); è attendere a Dio lasciando ogni altra cura, esercitarsi nei suoi comandamenti; ecco cosa vuol dire convertirsi a Dio”. Probabilmente tale pratica è tipica del mondo orientale, in particolare della religione ebraica. Un primo e fondamentale esempio lo abbiamo nel libro di Neemia al cap. 8 in cui il sacerdote Esdra, insieme ad altri, legge e spiega al popolo la Parola di Dio. Questo perché è tipico della mentalità ebraica “ricercare” (in ebraico darash) la volontà di Dio nella Sua Parola. Il verbo darash come anche il midrash indicano non solo un metodo ma una mentalità, una tradizione che porta alla piena comunione con il Dio Unico. Da qui la forte unione tra la ricerca di Dio per l’uomo di buona volontà, il midrash per il pio ebreo e la Lectio Divina per il cristiano
[3] Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione, Dei Verbum, 1965, 25; la frase in corsivo è tratta da S. Ambrogio, De Officiis ministrorum 1,20,88.
[4] Cfr. Teani Maurizio, Tornare alla Bibbia, in La Civiltà Cattolica 12 (1997) 569 e, in particolare la Nota della Commissione Episcopale per la Dottrina della fede e la catechesi, La Parola del Signore si diffonda e sia glorificata. La Bibbia nella vita della Chiesa, Edizioni Paoline 1996 al n. 31 in cui si dice: “Nella sostanza la Lectio Divina è una lettura individuale o comunitaria di un passo più o meno lungo della Scrittura accolta come parola di Dio e che si sviluppa sotto lo stimolo dello Spirito in meditazione, preghiera e contemplazione (…). Lo scopo inteso è quello di suscitare a alimentare un amore effettivo e costante per la Sacra Scrittura, fonte di vita interiore e di fecondità apostolica, di favorire anche una migliore comprensione della liturgia e di assicurare alla Bibbia un posto più importante negli studi teologici e nella preghiera. (…). Oggi la Lectio Divina, seguendo l’invito del Concilio Vaticano II viene sempre più aperta a tutti i fedeli in Cristo e rappresenta una vera grazia di Dio, cui iniziare con cura ogni cristiano”.
[5] Martini Carlo Maria, Parlo al tuo cuore, Centro Ambrosiano 1996, 31.
[6] Agostino, La Dottrina Cristiana, 2,7,9. Per quanto riguarda i tre atteggiamenti dell’umiltà, dell’assiduità e della pazienza si veda TEANI, Tornare alla Bibbia 569.
[7] Martini Carlo Maria, Itinerari educativi, Centro Ambrosiano 1988, 64.
[8] Citrini Tullio, Identità della Bibbia. Canone, interpretazione, ispirazione delle Scritture Sacre, Brescia, Queriniana, 1982, 99
[9] Guigone il Certosino, Scala claustralium sive de modo orandi (I gradi dei monaci ossia il modo di pregare). In questo testo l’autore medievale dice: “Un giorno, durante il lavoro manuale, cominciai a pensare all’esercizio spirituale dell’uomo e all’improvviso si presentarono alla riflessione del mio spirito quattro gradi spirituali: lettura, meditazione, preghiera e contemplazione. E’ la scala dei monaci che li solleva dalla terra al cielo. Ha certamente pochi gradini, eppure è immensa di un’altezza incredibile. La sua base poggia sulla terra, ma la sua estremità penetra le nubi e scruta i segreti del cielo”.
[10] Loewenthal Elena, I bottoni del Signor Montefiore. E altre storie ebraiche. Einaudi 1996, p. 10. San Gregorio Magno nella sua Lettera a Teodoro, libro 4,31 dice: “Che cos’è la Sacra Scrittura se non una lettera del Dio Onnipotente alla sua creatura? Se riceveste uno scritto dall’Imperatore non vi dareste pace né riposo per conoscerne subito il contenuto. Il Re del cielo, il Signore degli angeli e degli uomini vi ha scritto per darvi la vita eppure voi trascurate di leggere questa lettera con ardore. Studiatela, dunque, ve ne prego, e ogni giorno meditate le parole del vostro Creatore. Imparate a conoscere il cuore di Dio attraverso le parole di Dio per sospirare più avidamente verso l’eternità e perché la vostra anima si infiammi di grandi desideri per le gioie del cielo”.
[11] Meditare “è leggere un testo ed impararlo par coeur nel senso più forte di questa espressione, cioè con tutto il proprio essere: con il corpo perché la bocca lo pronuncia, con la memoria che lo fissa, con l’intelligenza che ne comprende il senso, con la volontà che desidera metterlo in pratica”, cf J.LECLERCQ, l’amour des lettres et le désir de Dieu, Paris, Cerf, 1957, 23 in TEANI, Tornare alla Bibbia 571.
[12] Teani, Tornare alla Bibbia 571.
[13] Ogni testo biblico, fin dai primi Padri della Chiesa, si ritiene che abbia quattro sensi: il senso letterale, il senso teologico-cristologico riguardante una rivelazione su Dio o su Gesù Cristo, il senso tropologico o morale riguardante la vita concreta dell’uomo e le sue scelte morali, il senso anagogico o escatologico riguardante la salvezza finale dell’uomo. Cfr. per questo Mannucci Valerio, Bibbia come Parola di Dio, Queriniana 19867, 280.
[14] Se la Lectio è vissuta in modo comunitario.
[15] Teani, Tornare alla Bibbia 572.
[16] Questo autore ha prodotto tanti commenti sui singoli testi della Bibbia.