Baruc

Il libro di questo profeta fa parte dei testi deuterocanonici e non è accettato nella Bibbia ebraica in quanto scritto in lingua greca (anche se la preghiera iniziale in 1,15-3,8 risente di un originale ebraico). Il profeta richiama il segretario del profeta Geremia anche se, per motivi storici e letterari, il testo risale con ogni probabilità al II secolo a.C. Un altro motivo induce a pensare che l’autore non sia vissuto al tempo di Geremia ed è quello della pseudepigrafia attraverso la quale si voleva conferire autorevolezza ad un testo.
In questo testo in realtà sono presenti due testi: i cc. 1-5, testo del profeta, e c. 6 la famosa lettera di Geremia che sono arrivati a noi nel Canone Alessandrino (LXX). È la volgata di San Girolamo  che unisce i due testi.
Il libro si può dividere in 5 parti:

  1. 1,1-14: prologo storico
  2. 1,15-3,8: liturgia penitenziale
  3. 3,9-4,4: inno sapienziale
  4. 4,5-5,9: predica piena di profezia
  5. 6,1-72: lettera di Geremia

Il libro non presenta contenuti nuovi ma una rilettura della storia vissuta dal popolo; l’esilio, ad esempio, diventa occasione per vedere come Dio, nonostante le infedeltà del popolo, interviene per la salvezza.
In questo contesto si inseriscono le confessioni alle quale deve seguire una sincera conversione (2,30-33). Così pure il tema sapienziale unito alla esortazione alla speranza. Dio è definito spesso “il Santo” (4,32.37 e 5,5) in parallelo con il profeta Isaia.
Conclude il testo il c.6, la famosa lettera di Geremia, il cui tema è quello della critica alle pratiche idolatriche.

Consiglio la lettura dell’introduzione nella Bibbia di Gerusalemme, editio princeps 2008, 1683.