La Bibbia è stata scritta utilizzando tre lingue: ebraico, aramaico e greco.
La prima parte della Bibbia, l’Antico o Primo Testamento, è stata scritta usando tutte e tre queste lingue. La seconda parte, il Nuovo o Secondo Testamento, è stato scritto in greco. Per alcuni studiosi c’è la possibilità che alcune parti di questo testo siano state scritte in aramaico ma non abbiamo dei riscontri oggettivi.
Per quanto riguarda i materiali usati per la scrittura si iniziò con dei segni sulla pietra di cui abbiamo testimonianza anche nella Bibbia (Es 31,18; 34,1 e Gs 8,32). Si è passati poi all’uso del rotolo prima di papiro e poi di pelle di animale (capra o montone), la pergamena, per terminare con il codice sempre di pelle ma non più come rotolo ma con la forma dell’attuale libro.
Per questa parte si può vedere l’ottima sintesi sia delle lingue usate che dei materiali di Aletti J.N.-Gilbert M.- Ska J.L.-de Vulpillères S., Lessico ragionato dell’esegesi biblica, le parole gli approcci, gli autori, Brescia, Queriniana, 2006 alle pagine 19-27.
Sul testo della Bibbia possiamo dividere in tre parti le varie testimonianza: dirette, indirette, traduzioni.
Le testimonianze dirette sono i testi che ci sono arrivati come i rotoli, i codici e i testi usati per la liturgia come i lezionari.
Le testimonianza indirette sono quei brani o passi della Bibbia riportati nei testi dei Padri o degli autori classici.
Le varie versioni o traduzioni che ci sono pervenute fra le quali emerge la traduzione dell’Antico Testamento detta dei settanta (che risale intorno al II sec. a.C. indicata con le lettere LXX ) insieme alle versioni di Aquila, Simmaco e Teodozione (I e II sec. d.C.) riprese poi da Origene nei suoi Exapla (III sec. d.C.).
Va inoltre ricordato che ci sono pervenute delle versioni aramaiche, in particolare alcuni Targum e Targumim (si tratta per lo più di interpretazioni del testo). Abbiamo a disposizione anche versioni antiche come la Peshitta (versione siriaca) e la Vetus latina da cui deriva la Volgata di San Girolamo (AT in latino).
Per una visione più approfondita si può vedere Passoni dell’Acqua Anna, Versioni antiche e moderne della Bibbia, in Fabris Rinaldo, Introduzione generale alla Bibbia, Logos 1, Torino 1999, pagine 347-372.
La trasmissione del testo dell’Antico Testamento può essere riassunta in tre momenti:
1) Trasmissione del testo che subisce delle variazioni. Ad esempio abbiamo delle ripetizioni che testimoniano questo fatto: Sal 14 parallelo del Sal 53.
2) Momento di transizione (tra il I e il V sec. d.C.) dove i testi ritrovati a Qumran confermano il legame con il testo ebraico anziché con la LXX.
3) Il terzo momento (dal VI sec. in poi) è quello dove avviene la fissazione definitiva del testo anche dal punto di vista vocalico. E’ da notare che l’ebraico è una lingua che viene scritta senza vocali. Il sistema vocalico risale al VI sec. d.C.
Breve conclusione sul testo della Bibbia
E’ fuori luogo parlare del testo originale della Bibbia in quanto questo termine appartiene ad una cultura posteriore. Rinchiudersi nella logica dell’originale significherebbe non rispettare la storia del testo sacro che affonda le sue radici nella tradizione orale, in antichissime forme di scrittura e in una redazione del testo che è avvenuta molto lentamente. Si deve poi tenere in conto che di nessun testo classico esiste il testo originale. Per questo, con l’aiuto della critica testuale, occorre fare un lavoro di ricostruzione del testo con criteri scientifici della moderna critica letteraria che viene usata per tutti i testi classici.[1]
Infine occorre ricordare che è la tradizione della Chiesa che conferma la veridicità del testo che possediamo
[1] Cf Passoni dell’Acqua Anna, Storia e critica del testo del Nuovo Testamento, in Fabris R., Introduzione, o.c. pp. 334-346.