Santo Stefano, il protomartire.
Il libro degli Atti degli Apostoli nei capitoli 6,8-7,60 racconta una parte della vita di Santo Stefano, scelto come Diacono insieme ad altri sei (in At 6,5: Filippo, Pròcoro, Nicànore, Timone, Parmenàs e Nicola) per l’«assistenza quotidiana» ai bisognosi, in particolare alle vedove di lingua greca che facevano parte della prima comunità cristiana, come dice il testo di At 6,1.
Questi diaconi, compreso Stefano, avevano un compito, diremmo noi, “pratico”, “essenziale”: quello di servire chi era nel bisogno e soprattutto che non fosse trascurato nessuno. Ma non è per questo che Stefano verrà arrestato e condannato. Il libro di Atti racconta infatti che Stefano non si limitava al servizio pratico ma operava anche «grandi prodigi e segni tra il popolo» (At 6,8) che diventeranno il motivo della contesa fra il santo diacono ed alcuni della Sinagoga (At 6,9) perché, dice il testo, «non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava» (At 6,10). Stefano, quindi non si limitava al servizio inteso in senso “pratico”, ma svolgeva anche una attività, probabilmente, di predicazione tanto che verrà accusato di blasfemìa (At 6,11-14) e, processato, verrà condannato a morte ed ucciso tramite la lapidazione (attraverso questa pratica tutti i presenti diventavano esecutori, tutti erano il boia…). Durante la requisitoria Stefano ha l’opportunità di difendersi e lo fa esattamente al modo biblico: racconta la storia del popolo d’Israele ricordando ai presenti i momenti più importanti della storia fino a rivolgere al tribunale l’accusa di avere ucciso il Giusto (At 7,52). Questo, però, scatena la rabbia, il decreto di morte viene subito emesso e la condanna eseguita. Ma Stefano, come Gesù, prega per i propri carnefici, ad essi dedica le sue ultime parole di perdono prima di morire (At 7,69).
Stefano è sì colui che si è dedicato al servizio concreto di chi era nel bisogno, ma non si è limitato a questo.
Egli ha diffuso la Parola di Dio fino alla testimonianza estrema del martirio, ecco perché è protomartire cioè il primo a morire nel nome del Figlio di Dio, affinché tutti possano ricevere il dono di grazia della salvezza portata da Gesù.